D come DISTANZA

  

La distanza in questo periodo non corrisponde a misure reali, oggettive.

Due ragazzi si incontrano all’università, si innamorano, nasce una storia,,le lezioni si interrompono, i ragazzi sono costretti a rientrare in famiglia, lei proviene dalla provincia di mantova,

Lui emiliano, in meno di un’ora potrebbero ritrovarsi, ma per mesi non potranno

rivedersi…Siamo vicini a un amico, separati da lui di pochi chilometri, ma non

riusciamo a raggiungerlo per fare quattro chiacchiere.

Le attuali normative lo vietano e l’amico improvvisamente diventa lontanissimo,

legalmente irraggiungibile.

Abbiamo amici chilometri e chilometri distanti da noi che possiamo percepire

vicinissimi, quasi presenti se ci connettiamo a loro emotivamente, magari con l’aiuto

di un buon auricolare o di una telecamera. Le distanze non hanno la stessa misura. Lo

stesso si può dire del tempo che si dilata e si restringe. A volte vola, altre volte non  passa mai se aspetti il risultato di un esame.

Stare vicini nell’intimità vuol dire fondersi, distanza zero, durante un tempo breve ma

intenso, tanto da permettere a ciascuno di riprendersi la propria individualità pur

rimanendo nella vicinanza fisica e affettiva.

Anche la mamma e il bambino sono fusi nei primi momenti di vita e di conoscenza

reciproca, quando la madre “sente”il bisogno del bimbo e lo percepisce come se fosse

il proprio, perchè lo accoglie dentro di sé.

Poi pian piano il bisogno do autonomia di entrambi, con la affettuosa “intrusione” del

padre e del mondo esterno, impongono giuste distanze nel processo di individuazione

e cresita.

Il bambino da solo, nella sua esplorazione, individua la misura della giusta distanza

da chi lo protegge, e si lascia cadere per terra se sente di allontanarsi troppo da chi lo

rende sicuro.

Passa il tempo, c’è la scuola, i giochi (non ti allontanare!) le prime uscite con gli

amici (non andate lontano!) ….l’Erasmus, i viaggi lontano (ma devi proprio andare

fino in Finlandia!), poi la speranza di un lavoro vicino, magari sotto casa, oppure

lontano alla ricerca di altre opportunità…

 Infine arriviamo alla la vecchiaia, quando la distanza viene ridefinita da altri….”papà non allontanarti sennò ti perdi come l’altra volta” (come il vecchietto nella nebbia di amarcord).

Tutti noi, quindi, abbiamo una idea reale e condivisa di quanto è più o meno la misura

delle distanze fatte di centimetri, metri, chilometri.

Possiamo anche consegnare a queste distanze emozioni e attributi. Ci sono distanze

che ci preoccupano, distanze evolutive o necessarie per la crescita, e distanze che

nostro malgrado oggi allontanano e interferiscono nelle relazioni, anche quelle brevi,

quasi insignificanti, come un saluto a chi si incontra per strada che quasi dobbiamo

percepire come un innocente nemico del nostro benessere , anche se l’allontanarsi a

zig zag nasce come gesto di protezione reciproca.

 P.S. 

un consiglio piccolino piccolino… Per non confondere gli altri ma prima di tutto noi stessi, e per fare chiarezza, accompagnamo con un sorriso gesti e comportamenti di evitamento. Il sorriso resta per noi, nascosto dalla mascherina, ma può essere accompagnato da un piccolo gesto del capo, un’alzata di sopracciglia (eh, mi sposto, non vorrei ,ma mi devo allontanare mi tocca farlo ma mi tocca farlo, non ne ho colpa…). Gli uomini, anni fa salutavano sfiorando con indice e medio il loro cappello a larghe tese…..avete altri suggerimenti?

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