Adolescenza: non più piccolo o già grande?

Etimologicamente il termine “adolescenza” deriva dal latino adolescere  e adolescente,adolescens, è  participio presente di  adolescere  composto da ad rafforzativo e  alere nutrire. Che si sta nutrendo.

L’adolescente è colui che si sta nutrendo e l’adulto – dal participio passato della stessa radice – è colui che si è nutrito. Questa immagine ci disegna due individui, uno che non ha concluso la propria formazione e uno che lo ha fatto.

L’adolescente sta  crescendo verso  l’età adulta. 

C’è un senso di transizione e di “processo”in questo participio presente: è richiesto del tempo perchè possa essere effettuata tale passaggio. 

Il periodo di tempo, cui appartiene la fase adolescenziale si è modificato.  Nel 2000“ si usava definire l’adolescenza come l’età compresa tra 12-13 e 20 anni; sembra che attualmente si sia allungata; dai 12 ai 25 o anche di più 

In passato le società contrassegnavano il passaggio dall’infanzia all’età adulta con dei veri e propri rituali che servivano a creare un riconoscimento pubblico e a definirne le diverse responsabilità sociali che lo accompagnavano. 

A volte tali rituali di passaggio comportavano il superamento di vere e proprie prove di iniziazione che  richiedevano sacrificio, fatica e coraggio, e avvenivano lontano dalla famiglia.

Questi rituali, spesso vissuti  in modo  collettivo, significavano anche  un cambiamento nel ruolo e nella  responsabilità  genitoriale: i compiti educativi venivano assunti dal gruppo. Quindi l’adolescenza riguardava l’adolescente, la sua famiglia e l’intera comunità d’appartenenza.

Oggi possiamo anche dire che lo stato di salute degli adolescenti è un importante indicatore della salute di una società, e che ogni società ha l’adolescenza che si merita. Ma la nostra riflessione verte soprattutto sul fatto che l’adolescenza è un periodo del tutto particolare nel ciclo vitale della famiglia e dell’individuo: i desideri di autonomia sono in un continuo dialogo e conflitto con persistenti desideri di dipendenza e appartenenza.

Gli uni e gli altri chiamano in causa con uguale densità i genitori.

Del resto, ogni cambiamento nel ciclo vitale dell’individuo e della famiglia è un intreccio tra perdite e guadagni,cose perdute e cose ritrovate,  curiosità verso il nuovo e nostalgia del passato.

Ma contemporaneamente l’adolescente deve affrontare momenti critici del tutto personali:i cambiamenti fisici,il risveglio della sessualità, il confronto con i coetanei, la paura di non essere adeguato, la scelta di un indirizzo di studio che comporta la  necessità di prendere decisioni importanti sul proprio futuro.

Nell’adolescenza quindi possono presentarsi difficoltà  che richiedono un costante impegno emotivo nella ricerca di soluzioni.

I  cambiamenti che l’adolescente deve compiere possono essere accompagnati da profonde crisi, durante le quali egli avverte una sensazione di perdita dovuta all’abbandono di uno stato considerato precedentemente sicuro. 

Prima di ritrovare nuove sicurezze  avverte sensazioni di spaesamento, di incertezza, come se si sentisse in bilico tra vecchio e nuovo…..

 Questi conflitti comportano un  senso di insicurezza e disagio nei confronti del ‘nuovo’, (spesso mascherati da un comportamento spavaldo e provocatorio apparentemente opposto), sentimenti di perdita e melanconia per la rinuncia alla possibilità di ‘affidarsi’ all’adulto  e alla spensieratezza irresponsabile dell’età precedente

A volte personaggi famosi o compagni più forti diventano die modelli, e prendono il posto dei genitori precedentemente idealizzati.

Viceversa i bambini più piccoli o gli amici più deboli sono ‘testimoni“da disprezzare o deridere perchè ricordano quello status da cui ci si vuole allontanare, e quelle parti di sè che ancora provano bisogni  inconfessabili di dipendenza

I compromessi non sono vissuti come adattamenti evolutivi, ma come pericolosi cedimenti

Ogni individuo cerca più possibile di far corrispondere il mondo reale al proprio mondo  desiderato, ma l’adolescente lavora in tal senso ancora in modo maldestro: attraverso la provocazione induce l’ostilità dell’altro.

Con i figli adolescenti c’è sempre un problema di “tempismo”:difficile stare in contatto con loro: nel momento in cui ti sembra di esserci, loro si allontanano. 

La maturità può essere raggiunta quando viene a meno il bisogno dell’eccesso e quando l’adolescente sarà in grado di tollerare confusione e solitudine e quando avrà raggiunto una chiara identità sessuale

….crescere significa

Crescere, evolvere, significa cambiare, fare nuove scoperte, conoscere cose nuove,  ma anche rinunciare progressivamente alla sicurezza data dalla protezione dei genitori, dalla dipendenza e dalla fiducia incondizionata in loro

…… più autonomi ma anche più soli 

 l’adolescente quindi sente il bisogno  di mantenere un forte legame di lealtà con la famiglia, ma vuole anche prendere le distanze proprio da quei legami che sente lo trattengono, e a volte in modo maldestro o provocatorio vuole difendere propri segreti

Winnicott afferma che i ragazzi e le ragazze adolescenti non desiderano essere capiti. Essi hanno bisogno di scoprire se stessi  l’insieme di stati d’animo, desideri e passioni che sono caratteristici di quell’età.

L’adolescente sente ancora il bisogno di mantenere uno stretto rapporto col passato, e con la rassicurazione che offre il nucleo famigliare, ma sente nello stesso tempo la necessità di sviluppare una propria individualità separata da quella die genitori.

Anche per i genitori non è sempre facile “accompagnare la crescita dei figli”: può capitare che da una parte essi ne incoraggino l’autonomia, dall’altra faticano a riconoscerla e a rinunciare al controllo… ad un ruolo di genitore  protettivo, sempre presente….

A volte chiede troppo, un’autonomia di cui il ragazzo non è ancora capace, a volte viceversa  rischia di alimentare la regressione

La società stessa si trova in questa ambiguità: richiede decisioni sulla scelta di vita, ma offre scarse prospettive future di autonomia; mette a disposizione dell’adolescente  ogni mezzo e opportunità di comunicazione e informazione,  ma spesso non lo aiuta a distinguere ciò che appartiene al mondo degli adulti e ciò è specifico dell’adolescente 

Dove l’adolescente troverà le risorse utili per affrontare i complessi compiti evolutivi che lo attendono?

Facciamo un passo indietro e ripartiamo dal sentimento di sicurezza

E’ durante l’infanzia che si accumula quel deposito di sicurezza cui attingere per affrontare nuove esperienze, ed è il  sentimento di sicurezza, (il sentirsi al sicuro, al riparo) che fornirà una base  indispensabile  per il raggiungimento di quell’equilibrio che  ha un ruolo molto importante nella capacità di adattamento dopo la crisi.

Il bambino si sente al sicuro perché protetto, accudito, pensato e amato.

La qualità di questo primo rapporto darà una specie di impronta alla  vita affettiva e diventerà fonte di sicurezza per il futuro.

Tutta la vita noi cerchiamo di ripristinare qualcosa di simile a quella fonte originaria di benessere appagante dato da una sensazione di sicurezza. Infatti ricerchiamo situazioni conosciute  anche quando sperimentiamo qualcosa di nuovo, una forma più matura di adattamento che ci procuri benessere e metta in circolo nuove risorse.

LE BASI DEL SENTIMENTO DI SICUREZZA

Se le cure e le attenzioni sono sufficientemente buone, il bambino è cresciuto abbastanza sicuro dei suoi rapporti con la famiglia e la scuola, da essere sufficientemente sereno e libero.

Può quindi rivolgere parte della sua energia verso il mondo esterno, i coetanei e l’apprendimento di cose nuove.

Il gruppo diventerà l’habitat naturale di sviluppo in cui l’adolescente esprime, a volte in modo drammatico, la sua lotta per l’indipendenza, per una identità separata e per un modello di transizione verso l’età adulta.

Nel gruppo l’adolescente si confronta, osserva, esprime rabbia e frustrazione per  cercare compromessi accettabili ai suoi conflitti

Con l’adulto a cui è legato l’adolescente continuerà, a volte oltre il tempo massimo consentito, ad esprimere l’esasperazione dei suoi sentimenti ambivalenti, il gruppo invece assume un ruolo di contenitore, anche se non sempre efficace. 

Dal canto loro i genitori dovranno accettare il diritto del giovane di avere una sua posizione personale,opinioni, punti di vista,gusti, stile di vita.

Il rancore, il risentimento per le prove difficili e a volte la perdita della serenità a cui il figlio li ha costretti, si esauriranno

Nel suo articolo “Dibattersi nella bonaccia”del 1961   Donald Winnicott afferma:

“Esiste una sola vera cura per l’adolescenza: la maturazione. Quest’ultima e il passare del tempo, alla fine, portano all’emergere della persona adulta”

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